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Copper-catalyzed amidoalkylation of amines via C–C bond cleavage from cyclic oxaziridines

Chemical News - 2 September, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9882-9887
DOI: 10.1039/D5GC03001C, CommunicationXin-Xin Liu, Shaohong Wang, Yuan Zhang, Fan Yang, Hong-Jie Miao, Peng-Chen Ma, Li-Na Guo, Pin Gao
We have successfully established an efficient copper-catalyzed C–C bond cleavage of cyclic oxaziridines and the C(sp3)-N coupling reaction with amines under mild and redox neutral conditions with 100% atom-economy.
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Advancing lignocellulosic conversion though biosensor-enabled metabolic engineering

Chemical News - 2 September, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9862-9873
DOI: 10.1039/D5GC03618F, Tutorial ReviewOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported Licence.Qi Gan, Jianli Zhang, Xinyu Gong, Yusong Zou, Yajun Yan
Biosensor-aided metabolic engineering is advancing the conversion of lignocellulosic biomass by enabling regulation and optimization of microbial production pathways.
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Photoinduced carbonylative multicomponent reaction of anilines and arylaldehydes

Chemical News - 2 September, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9888-9894
DOI: 10.1039/D5GC02973B, CommunicationOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Mao-Lin Yang, Xiao-Feng Wu
A photoinduced carbonylative amination strategy with arylaldehydes, enabling the efficient synthesis of valuable α-aminoketones has been developed.
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Phosphatidylcholine-driven cell-like assembly of lignin for reinforcing and toughening rubber materials

Chemical News - 2 September, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9968-9977
DOI: 10.1039/D5GC01947H, PaperJunqi Zhang, Jianlong Wen, Zhenwei Liu, Fangwei Ling, Zhengtian Xie, Yijing Nie, Jinrong Wu
This work employs phosphatidylcholine to modulate the polarity of lignin, enabling lignin to form a self-assembled ‘cell-like structure’ within HPIP. The resulting composites achieve a remarkable strength of 26 MPa while maintaining excellent recycling capability.
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Utilisation of reactive ionic liquids for energy storage and regulation of the power grid

Chemical News - 2 September, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9874-9881
DOI: 10.1039/D5GC02519B, PerspectiveOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Merlin Kleoff, Franziska Klaucke, Patrick Voßnacker, Rainer Weber, Karsten Neuhoff, Sebastian Riedel
Chlorine is an essential feedstock for polymers and pharmaceuticals, with annual production exceeding 100 Mt.
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N,Se co-doping strategy to boost the K+ storage performance of metal organic framework-derived 3D amorphous carbon

Chemical News - 2 September, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9947-9957
DOI: 10.1039/D5GC01554E, PaperYuyu Wang, Liangqin Cai, Shuo Yuan, Lin Feng, Zhen Guo, Shihua Dong
NSeC material with a high content of edge N and abundant micropores is synthesized, and shows fast potassium storage capabilities, promoted by the pseudo-capacitive effect, enhanced kinetics, and high structural stability.
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Closed-loop electro-upcycling of PET waste into formate and hydrogen via self-supported NiCo2O4 spinel arrays

Chemical News - 2 September, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9978-9991
DOI: 10.1039/D5GC01993A, PaperMingkun Jiang, Yang Yang, Yujie Wang, Yajie Wang, Marina Ratova, Dan Wu
NiCo2O4 electrocatalyst upcycles PET to formate (96.7% FE) and H2 at 400 mA cm−2, giving $774.56 per ton PET. Ni–Co sites cleave C–C bonds while limiting overoxidation, enabling sustainable plastic valorization.
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Il mistero dello zolfo nello spazio

BLOG: LA CHIMICA E LA SOCIETA' - 2 September, 2025 - 08:10

Diego Tesauro

Lo zolfo è uno degli elementi essenziali negli esseri viventi, presente nei minerali sulla crosta terrestre sia come solfuro che come solfato, oltre che allo stato nativo, e le cui proprietà sono state ampiamente trattate in un post alcuni anni fa. Ma come viene prodotto lo zolfo nell’universo e qual è la sua presenza nello spazio?

La nucleosintesi dello zolfo avviene principalmente per fusione di un nucleo alfa (cioè un nucleo di 4He) con carbonio e ossigeno attraverso la formazione di neon, magnesio e silicio. Il processo richiede alte temperature, per superare la barriera di repulsione elettrostatica dovuta all’elevata carica positiva dei nuclei (si ricorda che lo zolfo ha un nucleo con 16 protoni). Queste temperature vengono raggiunte negli strati più interni, vicino ai nuclei di stelle massicce con più di 8 masse solari. Questo processo avviene nelle fasi terminali dell’evoluzione stellare, poco prima che queste stelle massicce diano luogo ad un’esplosione di supernova di tipo II, espellendo molto del materiale processato nello spazio. Si ritiene quindi che l’abbondanza di tutti gli elementi più pesanti, ma prodotti per fusione nucleare nelle stelle massicce, segua all’incirca lo stesso comportamento durante l’evoluzione chimica galattica.

Lo zolfo gioca a questo punto un ruolo importante nella tracciatura dell’evoluzione chimica della Via Lattea e delle galassie esterne, soprattutto quelle con elevato red shift, cioè quelle molto lontane, quindi che sono nelle prime fasi temporali dell’universo. Tuttavia, le variazioni di abbondanza nella Galassia sono ancora poco chiare perché il numero di misurazioni dell’abbondanza di zolfo disponibili è attualmente piuttosto limitato. In particolare le quantità rilevate nelle nubi molecolari fredde, dalle quali ricordiamo si formano le stelle per collasso gravitazionale, fino ad oggi sono circa mille volte inferiori rispetto a quelle previste dai modelli che lo pongono come il decimo elemento più abbondante nell’universo.

Le osservazioni acquisite spettroscopiche recentemente anche con strumenti, come il telescopio spaziale James Webb (JWST), nella nebulosa molecolare TMC1 (Figura 1) mostrano la presenza di elementi quali l’ossigeno, carbonio o azoto. Ma per lo zolfo si rileva una quantità estremamente ridotta.

Figura 1. Nebulosa molecolare TMC1 situata nel braccio di Orione della Via Lattea (al quale appartiene anche il Sistema Solare) e visibile nella costellazione del Toro, distante dal Sistema Solare 460 anni luce. In questa nebulosa sono state ritrovate moltissime molecole, anche organiche, a partire dagli anni ottanta. E’ sede attualmente di formazione stellare, pertanto è possibile osservare varie tipologie di stelle che sono nelle fasi iniziali della loro evoluzione.

Ma in quali forme molecolari ci si aspetta di trovare lo zolfo?

Dal momento della rilevazione della prima molecola contenente zolfo interstellare, il monosofuro di carbonio (CS) nel 1971, sono state identificate circa 40 molecole contenenti zolfo nel mezzo interstellare (ISM). Nella fase gassosa dell’ISM, queste molecole vanno da semplici molecole triatomiche, come il solfuro di idrogeno (H2S), a molecole più complesse come i tioli (RSH), i tioaldeidi (HCSR), i tioceteni (RCCS), i tioacidi (HSOCR) e le tioammidi (RCSNR’), dove R e R’ sono catene organiche. Nelle nubi dense molecolari, recenti osservazioni nella regione dell’infrarosso medio con il JWST hanno fornito importanti informazioni sulla composizione dei grani ghiacciati. In queste particelle solide sono stati rilevati il solfuro di carbonile (OCS) e probabilmente il diossido di zolfo (SO2) (Figura 2).

Figura 2 Molecole contenenti zolfo identificate nello spazio (Copyright Nature)

La molecola più semplice, che dovrebbe essere presente, è il solfuro di idrogeno (H2S), ma non è stata ancora osservata nei ghiacci interstellari tramite osservazioni nel dominio dell’infrarosso. I modelli chimici prevedono che il H2S sia presente in questi ghiacci. Poiché le analisi infrarosse dei ghiacci interstellari hanno rivelato prove di composti più volatili del H2S (come il metano) ancora presenti nei ghiacci, l’assenza di rilevazione del H2S è probabilmente dovuta alle deboli caratteristiche infrarosse. Poiché le particelle di polvere interstellare e le nubi molecolari fredde forniscono essenzialmente la materia prima per i dischi protoplanetari e i rispettivi sistemi solari, gli astronomi hanno dedotto che le particelle interstellari e le molecole contenenti zolfo sono almeno parzialmente incorporate in comete e altri corpi planetari, mentre le nubi molecolari si trasformano in regioni di formazione stellare

Ora, per gli autori di una recente pubblicazione [1], in questi ambienti estremamente freddi lo zolfo può assumere due forme stabili: una molecola analoga alla forma allotropica presente sulla Terra, cioè un ciclo ad otto atomi di zolfo, e dar luogo alla fomazione dei polisolfani, catene di atomi di zolfo legati tra loro con atomi di idrogeno alle estremità. Il ciclo ad otto atomi di zolfo è favorito dalla reazione della specie diradicalica S2, come discusso da Hoffman e discusso in questo post. Queste molecole potrebbero formarsi sulla superficie dei granelli di polvere ricoperti di ghiaccio, intrappolando lo zolfo in forme solide non rilevabili facilmente dai telescopi.

Le simulazioni condotte in laboratorio hanno ricreato le condizioni del mezzo interstellare, dimostrando che queste molecole a base di zolfo possono effettivamente formarsi. Gli esperimenti di simulazione in laboratorio dimostrano che il H2S può essere convertito su grani interstellari ricoperti di ghiaccio nelle nubi molecolari fredde attraverso l’interazione dei raggi cosmici galattici (costituiti da protoni e nuclei di elio) a 5K in sulfani (H2Sn; n = 2-11) ed effettivamente in zolfo ottamolecolare (S8). I modelli teorici portano alla conclusione che fino al 33% del solfuro di idrogeno può essere convertito in questi prodotti nel corso della vita delle nubi molecolari di 107 anni.

Una volta che le regioni di formazione stellare si riscaldano, queste molecole possono sublimare, tornando alla fase gassosa: a quel punto sarebbe possibile individuarle con i radiotelescopi, quindi a lunghezze d’onda più alte.

Un’ulteriore difficoltà è legata alla natura stessa dello zolfo: le sue molecole cambiano facilmente forma, passando da strutture ad anello a catene ad altre configurazioni. Tuttavia, i ricercatori sono riusciti ad individuare alcune configurazioni stabili che potrebbero diventare i nuovi obiettivi per le future osservazioni astronomiche.

1 ) A. Herath et al. “Missing interstellar sulfur in inventories of polysulfanes and molecular octasulfur crowns” Nature Communications 2025, 16, 5571 https://doi.org/10.1038/s41467-025-61259-2

Visible-light-induced and EDA complex-driven multicomponent reaction: a strategy for the synthesis of α-CF3-β-phosphorodithioate tertiary alcohols

Chemical News - 1 September, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,10010-10018
DOI: 10.1039/D5GC01349F, PaperMengqing Wang, Ziren Chen, Fei Xue, Qianqian Tan, Bin Wang, Yonghong Zhang, Yu Xia, Shaofeng Wu, Weiwei Jin, Xuefeng Jiang, Chenjiang Liu
A practical, environmentally friendly, visible-light-driven and EDA complex-promoted method for the synthesis of α-trifluoromethyl-β-phosphorodithioate tertiary alcohols in the absence of metals, photocatalysts and oxidants has been reported.
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Selective chemodivergent depolymerization of poly(cyclohexene carbonate) with lanthanide-organic catalysts

Chemical News - 1 September, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,9937-9946
DOI: 10.1039/D5GC01399B, PaperOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported Licence.Liwei Ye, Xiaoyang Liu, Giacomo Forti, Linda J. Broadbelt, Yosi Kratish, Tobin J. Marks
Introducing chemodiversity into chemical plastics recycling could provide a catalyst-efficient means of recovering high-value building blocks from synthetic polymers for many recycling applications via simple tuning of catalytic conditions.
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Harnessing the synergism between Ni particles and an Ni–ceria interface for efficient biomass reductive amination

Chemical News - 1 September, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,10019-10031
DOI: 10.1039/D5GC02082D, PaperYulong Li, Rong Shang, Shipeng Wu, Qinghu Tang, Qiu-E Cao, Wenhao Fang
An Ni/CeO2 catalyst reached a 100% AMF yield from HMF reductive amination under hypobaric H2. Ingenious integration of distinct Ni active sites on a single catalyst can synergistically drive the transformations of organic reactants and H2 molecules.
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Production of value-added chemicals and fuels from selective conversion of CO, CC, and C–O bonds in 5-hydroxymethylfurfural over bimetallic catalysts

Chemical News - 1 September, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,9846-9861
DOI: 10.1039/D5GC02412A, Critical ReviewOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported Licence.Xinluona Su, Tingting Xiao, Qihang Gong, Haiyang Cheng, Fengyu Zhao
This review highlights the utilization of bimetallic catalysts in the catalytic hydrogenation of 5-hydroxymethylfurfural and summarizes metal–support interactions, including the electronic and steric effects, oxygen vacancies, and acidity.
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